Alla scoperta di Charles Lucien Moulin con Felicia Pinelli

06.06.2020

di Felicia Pinelli
Charles Moulin, pittore figurativo, non fu affiliato a nessuna delle correnti artistiche dell'epoca, ma la sua produzione si sostanziò prevalentemente in ritratti e paesaggi.  Nato a Lille in Francia nel 1869 morì ad Isernia nel 1960.

Era piccolo di statura ma con occhietti vispi di chi vuole vedere, toccare, annusare i colori , assaporare i sapori di questo mondo. Amava la natura, la musica, la poesia ma soprattutto la pittura. Frequentò l'Istituto d'arte e poi si iscrisse all'Accademia di Parigi dove collega di studi fu Henri Matisse al quale era legato da profonda amicizia.

Un giorno incontrò uno strano individuo, uno zampognaro di Castelnuovo al Volturno, piccolo borgo del Molise, che indossava il tipico costume tradizionale e le ciocie ai piedi e ne rimase affascinato per cui volle fargli subito un ritratto. Lo zampognaro incominciò a decantare le bellezze del suo paesello che aveva lasciato per necessità di lavoro, le viuzze, le fontane, i monti l'aria buona e l'ospitalità della gente per cui Moulin decise di visitare quei luoghi anche per allontanarsi dal consumismo e dal Dio denaro. Decise dunque di voler vivere con l'arte e non di arte! 

Mise tutto se stesso nella pittura e fu così che vinse il Prix de Rome, una borsa di studio dell'Accademia di Francia a Roma nel 1896. Dopo la permanenza a Villa Medici e finiti i suoi studi, si ricordò del suo amico zampognaro e volle vedere il paesello che tanto aveva acceso la sua fantasia. Arrivò così a Castelnuovo nel 1911 e ne restò incantato. Trovò un luogo incontaminato, una natura selvaggia, un posto dove regnava la pace con la luce ottimale, quella che lui cercava per dipingere in plein air . 

Moulin non voleva diventare famoso perché, anche se sapeva che avrebbe potuto uguagliare i grandi maestri, non voleva essere una pedina utile solamente per far arricchire galleristi. "L'arte non si paga" diceva. 

Ricavò una capanna tra i monti che divenne la sua dimora dove stare in solitudine a dipingere producendo i colori da sé con le erbe e con quanto gli offriva la natura passando dai colori a olio ai pastelli perché, affermava, "non scuriscono e i dipinti mantengono viva la luce"

Ogni tanto scendeva a valle per approvvigionamenti oppure quando aveva bisogno di un qualcosa di particolare, ma di solito i pastori che passavano da quelle parti gli portavano il necessario per vivere.

Si allontanò poco da Castelnuovo, solo in occasione di qualche esposizione in Francia, oppure per ritirare qualche premio, o per andare in America e per servire la Patria per la grande Guerra. Ritornato stabilmente tra i suoi monti e con i suoi amici, prese la consuetudine di andare di casa in casa a ritrarre i contadini che venivano dalla campagna, con i loro visi stanchi, vecchi con occhi pieni di malinconia ma fieri del loro lavoro svolto durante il giorno. In cambio riceveva felice un piatto di minestra calda. Tutti lo amavano e ne beneficiavano poiché, essendo un appassionato di erbe, faceva decotti che curavano varie malattie.

Perché scelse questa vita così piena di stenti? Avrebbe potuto avere fama,  ricchezza, onorificenze, ma la sua amata, Émilie, colei che avrebbe voluto ma purtroppo era promessa a un altro, per non soffrire più si allontanò dal caos di Parigi per trovare la pace dello spirito. Scelse quindi  in un primo momento il piccolo borgo di Anticoli Corrado, il paese delle modelle, dove si fermò per qualche anno, prima di stabilirsi a Castelnuovo al Volturno.

I suoi ritratti brillano ancor oggi di una luce straordinaria, ma erano i visi stanchi che lo attraevano di più, insieme ai suoi monti ed in particolare il Monte Marrone che dipinse in varie fase della giornata con i colori che sono sfaccettature di luce e ombreggiature naturali. 

L'amministrazione Comunale di Rocchetta al Volturno ha voluto omaggiare questo grande maestro creando un museo visitabile a tutti nella frazione di Castelnuovo,  che raccoglie stampe dei suoi quadri, i suoi colori, tre suoi quadri originali con cornici di legno di quercia da lui creati, oggetti personali come il suo bastone di legno e diversi video che raccontano la sua storia.

"Monsieur Moulin" riposa ora nel piccolo cimitero del borgo e i paesani non fanno mai mancare fiori freschi davanti alla sua lapide. A lui è stata dedicata anche una via del paese.

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